Jaguar, dopo una profonda crisi economico-societaria vissuta dalla fine degli anni ’90 fino ai primi anni del nuovo millennio, nel 2007, torna prepotentemente sul mercato delle berline di lusso con la nuova XF.
L’obbiettivo è quello di riappropriarsi di un segmento da ormai troppo tempo sotto l’egemonia tedesca con le varie BMW Serie 5 e Mercedes Classe E.
Così si decise di iniziare la produzione e l’assemblaggio nello stabilimento di Castle Bromwich (Birmingham), nella Contea di West Midlands.
Ma l’eco stridente delle critiche quasi ne compromise la validità, in quanto i puristi del marchio di Coventry, evidenziarono l’esagerato distacco stilistico dagli stilemi Made in UK… accusando la Casa inglese, di prediligere uno stile decisamente più standardizzato e troppo vicino alle sue competitor.
Cosa effettivamente vera che, però, non influì più di tanto, in quanto, la XF conservò i connotati (tecnici) più importanti, ovvero la trazione posteriore e il motore longitudinale.
Per quanto riguarda per l’appunto il motore, Jaguar offrì una vasta gamma di motorizzazioni sia benzina che diesel, con vari step di potenza.
I motori ad alimentazione benzina erano due: il 2.0cc da 241 cv e il 3.0cc V6 da 340 cv. Mentre la motorizzazione a gasolio offriva una più ampia possibilità di scelta.
Si partiva dal 2.2cc da 163 e 190 cv per arrivare ad un 3.0cc (sempre V6) da 240 o 275 cv. Naturalmente, non mancò la versione più estrema.
Parliamo della XFR-S, una bolide capace di raggiungere la supersonica velocità di 363 km/h su pista (con il pilota italiano Paolo Gentilozzi), grazie al suo mastodontico motore 5.0cc V8 da 550 cv e 680 Nm di coppia!
In conclusione, il ruolo della Jaguar XF risultò di fondamentale importanza per le sorti e gli equilibri commerciali di un marchio leggendario, il quale, sull’orlo di un epocale fallimento, rischiò il tutto per tutto per continuare ad emozionare migliaia di appassionati in tutto il mondo.
Articolo creato da Claudio Caroleo
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e curato dal punto di vista tecnico da universo motori.
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