Si fa presto a dire che i modelli più iconici prodotti da una delle case più famose del mondo, la Harley Davidson Motor Company, siano la Road Glide, la Street Glide, Sportster e Softail varie ma la realtà è che la casa di Milwaukee produce moto da più di un secolo e i modelli che hanno fatto la storia, quella vera, sono altri ma per conoscerli dobbiamo tornare indietro alla fine degli anni 30, parleremo di una moto in particolare che darà i natali ad una parte della cultura motociclistica senza tempo.
Nel 1938 la guerra era oramai alle porte, già esplosa in Asia e con le ambizioni di Hitler in Europa, da qui il paese a stelle e strisce iniziò i preparativi bellici e ovviamente i mezzi erano parte fondante dell’arsenale militare.
Mentre GMC e Ford si occupavano dei mezzi a quattro ruote la Harley-Davidson aveva il compito di costruire una moto pronta alla guerra, da qui nacque la WLA “Liberator”.
IL nome WLA era un semplice codice in cui la “W” indicava la famiglia di moto, la “L” indicava l’alto rapporto di compressione che nello specifico era di 5:1 e la “A” ovviamente stava per “Army”.
La WLA montava il leggendario motore Flathead a due cilindri da 740cc posizionati a V che sviluppava 25 cavalli, conosciuto per essere forte, affidabile, poco costoso e facile da costruire in massa, talmente forte che riusciva a far camminare la moto con benzina a 74 ottani che era tutto ciò che si poteva trovare in tempo di guerra.
Tutte le WLA furono costruite con le specifiche del 1942 e vennero inviate a svariati paesi alleati:
Inghilterra, Australia, Nuova Zelanda, Unione Sovietica e il Canada che ricevette le stesse moto ma denominate WLC.
Per la fine della Guerra furono costruite 100.000 WLA e il
modello venne soprannominato “La moto che ha vinto la guerra”.
Fino ad ora abbiamo parlato del lato “guerrigliero” della WLA ma il mito di questa motocicletta non finisce con la guerra ma assume un nuovo e rivoluzionario lato gangster.
Nel dopoguerra il governo diede via alla popolazione a due soldi tutte le moto che tornarono da oltreoceano e i veterani, che furono costretti a tornare senza mezze misure da un inferno
di piombo sangue e dolore ad una vita borghese da classico americano con una famiglia e un lavoro onesto, cercavano un modo per evadere e sentirsi liberi dopo tutto ciò che avevano vissuto e da qui nacquero i club e le gang di motociclisti formate da veterani accomunati dai traumi della guerra che utilizzavano le moto, la convivialità e il cameratismo che esse sviluppavano per dimenticare gli orrori della guerra.
La WLA era la moto prediletta poco costosa e già ben conosciuta dai soldati passò dai campi e le foreste europee alle lunghe e dritte statali degli States dando vita ai primi esemplari di “Bobber” e alla cultura custom che oggi tanto conosciamo e amiamo.
Svariati furono i gruppi di bikers che si formarono in quegli anni i Pissed Off Bastards of Bloomington, i Market Street Commandos, i Top Hatters Motorcycle Club e i Boozefighters.
Da quegli anni la cultura dei bikers e cresciuta esponenzialmente fino ad oggi con molti club formati da veterani strutturati come organizzazioni non profit che aiutano la comunità con “giri di beneficenza” a sostegno di buone cause.
Ovviamente è rimasto anche il lato fuorilegge si stima infatti siano più di 300 le gang criminali di bikers attive negli stati uniti nel traffico di armi e droghe.
Concludendo la WLA ha dato inizio ad una subcultura motociclistica con oramai 76 anni di storia da lei sono nate tutte le moto che oggi conosciamo e amiamo con club motociclistici a tema “Harley” sparsi per tutto il globo, una fantastica storia che speriamo non finisca mai.
Articolo creato da Edoardo Santini
https://www.instagram.com/carsientology
e curato dal punto di vista tecnico da universo motori.
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